martedì 25 novembre 2014

su mostre e beni culturali

Inpratica. La capitolazione dei Musei Capitolini (I)

Quando si pensa a musei ospitati in meravigliosi e delicatissimi ambienti storici, che periodicamente vengono stravolti per l’allestimento di grandi esposizioni temporanee, di solito il pensiero va alla Galleria Borghese e alle “Dieci Grandi Mostre”. Eppure, sempre a Roma, c’è un’altra insigne istituzione che subisce la stessa sorte, e anzi con impatto ancora maggiore sugli spazi: il riferimento è ai Musei Capitolini.


La Sala degli Orazi e dei Curiazi (Lux in Arcana, 2012)
La Sala degli Orazi e dei Curiazi (Lux in Arcana, 2012)
Certo, le mostre che si sono allestite e si allestiscono sul Campidoglio sono in genere di un livello superiore a quello delle rassegne di Villa Borghese. Ai Capitolini, per intendersi, non si è mai messa in piedi una roba come Caravaggio e Bacon, e anzi si sono registrate mostre interessanti: da quelle di soggetto archeologico della serie I Giorni di Roma (di cui si sono finora allestite tre ‘puntate’, tra il 2010 e il 2013) a Lux in Arcana (2012), rassegna che svelava, e spiegava ottimamente, eccezionali documenti dell’Archivio Segreto Vaticano. Il punto non sta, tuttavia, nella qualità della proposta espositiva, ma, come si diceva, nell’impatto che le mostre hanno sul museo e sulle antiche sale.
I Musei Capitolini dispongono di spazi espressamente dedicati all’allestimento di mostre temporanee: si tratta degli ambienti all’ultimo piano di Palazzo Caffarelli, forse un po’ claustrofobici, ma assolutamente funzionali. Queste stanze vengono utilizzate tutte le volte che si allestisce una mostra, ma, a quanto pare, non bastano; ogni rassegna necessita di una più o meno ampia anteprima (o introduzione, o prima parte, a seconda dei casi) che si dispiega nelle sale del museo, al primo piano del Palazzo dei Conservatori. Perché mai?
L'Innocenzo X di Algardi ingabbiato (Lux in Arcana, 2012)
L’Innocenzo X di Algardi ingabbiato (Lux in Arcana, 2012)
Forse si vuol dare maggiore visibilità alla mostra, spronando il visitatore a proseguire la sua visita fino alle remote sale di Palazzo Caffarelli; o forse, mescolando vorticosamente museo e mostra, si vuole eliminare alla radice la balzana ipotesi di predisporre biglietti distinti per chi voglia visitare entrambi e chi desideri vedere, magari spendendo un po’ meno, soltanto le sale museali. Questa seconda ipotesi trova un potente appiglio nel fatto che, in occasione delle mostre (e quindi, ormai, quasi sempre), il biglietto dei Capitolini subisce un ‘ritocchino’: l’intero per i non residenti passa da 9,50 a 15 euro, per i residenti da 8,50 a 13 euro. Insomma, non proprio regalato… E c’è un’unica tipologia di biglietto disponibile: prendere o lasciare. Davvero squallido, inoltre, che le categorie aventi diritto alla gratuità (es. portatori di handicap, bambini sotto i 6 anni) non entrino gratis, ma debbano munirsi di un “biglietto ridottissimo” (sì, si chiama proprio così) del costo di 2 euro.
Pertanto le sale, scrigno di tanti capolavori e luogo privilegiato dell’identità civica romana, sono quasi sempre occupate da opere giunte da fuori e soprattutto dalle ingombranti strutture degli allestimenti, che impediscono di ammirare gli affreschi e le statue, leggere le iscrizioni, apprezzare la spazialità degli ambienti.
La Lupa spostata nell'esedra del Marco Aurelio (Lux in Arcana, 2012)
La Lupa spostata nell’esedra del Marco Aurelio (Lux in Arcana, 2012)
La sala cui più spesso tocca questa sorte è la vasta Sala degli Orazi e dei Curiazi, meravigliosa per gli affreschi del Cavalier d’Arpino e per i simulacri di marmo e di bronzo di Urbano VIII e di Innocenzo X addossati ai suoi lati corti, rispettivamente dovuti a Gian Lorenzo Bernini e ad Alessandro Algardi. Il salone andrebbe goduto così com’è, magari con pochi pezzi al centro, su semplici sostegni (come accadeva un tempo), e con un discreto pannello illustrato che ricordi l’importanza del luogo anche per la storia recente (qui fu firmato il Trattato di Roma che è alle origini dell’Unione Europea). Il più delle volte, invece, nel salone si può vedere di tutto, tranne che il salone stesso. E’ ciò che è avvenuto in occasione di Lux in Arcana: le strutture dell’allestimento nascondevano completamente i lati lunghi della sala, e l’Innocenzo X di Algardi, capolavoro della scultura barocca in bronzo, era ingabbiato dai pannelli, e se ne intravedeva soltanto la testa.
A visitor looks at an ancient scroll titled "Trial of the Templars of France" during the exhibition "Lux in Arcana, the Vatican Secret Archives reveals itself" at the Capitoline Museums in Rome
A visitor looks at an ancient scroll titled “Trial of the Templars of France” during the exhibition “Lux in Arcana, the Vatican Secret Archives reveals itself” at the Capitoline Museums in Rome
La mostra sui tesori dell’Archivio Segreto Vaticano è stata senz’altro quella più aggressiva nei confronti degli ambienti e delle opere del museo: le sale erano irriconoscibili, per l’invasività delle (peraltro sontuose) strutture espositive, e immerse nella semioscurità, per ragioni conservative; gli straordinari rilievi antichi dello scalone erano usati come schermi per proiezioni, mentre la Lupa era stata rimossa dalla sua sala e mandata a guaire nell’esedra del Marco Aurelio. Ma situazioni critiche non sono mancate in altre occasioni, come testimoniano le foto allegate; e non sono mancati trasferimenti di dubbia opportunità, come quelli che hanno interessato lo Spinario, spedito nel 2010 all’ultimo piano di Palazzo Caffarelli per la mostra L’età della conquista (e lì umiliato da un allestimento pessimo), e più recentemente spostato nella stanza accanto alla sua in occasione della rassegna a lui dedicata.
Fabrizio Federici

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