venerdì 31 ottobre 2014

BURKINA FASO:IL POPOLO CHIEDE LA DEMOCRAZIA

Il Burkina Faso nelle mani dei militari. Ma l’opposizione non si fida

[31 ottobre 2014]
Burkina Faso militari
Stamattina, in Burkina Faso, dopo una giornata di violenze e saccheggi e di manifestanti abbattuti dai cecchini del regime, il presidente Blaise Compaoré è ancora al potere, anche se il Paese sembra ormai nelle mani dell’esercito che ha lasciato fare i giovani rivoluzionari per poi presentarsi in televisione e dichiarare sciolto il Parlamento dopo che, solo pochi minuti prima, Compaoré in un comunicato via radio, aveva sciolto il governo e dichiarato lo Stato di assedio. Ieri sera Compaoré, con gli esponenti del suo Partito e della sua famiglia in fuga, aveva teso la mano all’opposizione, annunciando la sospensione della riforma costituzionale che gli avrebbe permesso di concorrere (in elezioni truccate) al terzo mandato presidenziale, la scintilla che aveva fatto scattare la rivolta dei giovani burkinabé trasformatasi in vera rivoluzione che ha infiammato tutto il Paese degli “uomini integri”.
Mentre la coalizione dell’opposizione è in riunione permanente per cercare di capire da che parte stanno davvero i militari che ieri avevano lasciato fare i manifestanti o li avevano addirittura appoggiati,  nella capitale Ouagadougou sembra essere tornata la calma e l’inviato di Radio France International, Frédéric Garat, dice che «Nelle strade la gente ed i veicoli circolano di nuovo. Le strade sono state in parte ripulite dopo le violenze di ieri. E, segno di questa calma apparente, l’aereo di Air France si appresta a decollare dall’aeroporto che era stato chiuso nella giornata di giovedì».
L’impressione che si ha oggi è quella di una rivoluzione non compiuta, con un presidente che il suo popolo non considera più presidente e con l’esercito che non sa ancora bene cosa fare ma che ha detto che per i prossimi 12 mesi comanderanno le forze armate. Quello che temono di più i manifestanti è che la rivolta e il sangue versato portino al potere un militare fedelissimo di Compaoré.
Nella “seconda capitale” del Burkina Faso, Bobo-Dioulasso, proseguono le manifestazioni contro Compaoré e per chiedere ai militari e all’opposizione di non aprire nessuna trattativa con il regime ormai dissolto. Ma anche ad Ouagadougou sembra si stia preparando una nuova grande manifestazione per tenere sotto pressione quella che sembra essere una giunta militare ombra e Gabriel Kombo. Un giornalista che milita nelle fila dell’opposizione sankarista, tutti chiedono che  Blaise Compaoré abbandoni il Paese. Sarà difficile tenere a bada, dopo che hanno dato alle fiamme il Parlamento e quasi tutti i palazzi del potere. i giovani rivoluzionari che sono ad un passo dal rovesciare un regime tanto odiato in patria quanto amato dagli occidentali,
Su Twitter i manifestanti utilizzano l’Hastag #lwili , lwili significa uccello in Mooré, una lingua burrkinabè, e il Lwili Pendeè è il simbolo del popolo Mossi, l’etnia maggioritaria del Paese. Molti giovani vorrebbero che alla testa del Paese e della rivoluzione il generale Kouamé Louqué che ha appoggiato apertamente le manifestazioni di ieri, ma è difficile che da un esercito che ha fatto da stampella al regime possa uscire il nuovo Thomas Sankara che è nelle speranze e nei sogni dei giovani burkinabé.
Un altro giornalista dell’opposizione, Cherif Moumina Sy, sottolinea che «Spetta a Blaise Compaoré offrire una via di uscita al suo popolo, e non il contrario», ma la confusione tra i manifestanti è molta, i giovani rivoluzionari temono in un tradimento dello Stato maggiore dell’esercito.
In questa confusione piena di tensione, forse il miglior riassunto di quel che sta succedendo lo ha dato il deputato socialista francese François Loncle: «La Françafrique è finita. Non dobbiamo dire chi deve o non deve andarsene». Loncle, che è anche presidente del gruppo di amicizia France-Burkina Faso all’Assemblée nationale francese e che fa parte della commissione esteri, ha chiesto una mediazione africana, svolta dall’Unione africana o dalla  Communauté économique des États de l’Afrique de l’Ouest. Pensare che fino a pochi mesi fa era Blaise Compaoré a fare da mediatore nelle crisi dell’Africa occidentale, accolto come un campione della democrazia e Parigi, Roma e Bruxelles…
Ma il destino di Compaoré  sembra segnato: la Francia, che in Burkina Faso ha sul terreno forze speciali. E gli Usa avevano già pesantemente criticato il progetto di riforma istituzionale che è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della rivolta. Ieri, i rappresentanti dell’ambasciata francese hanno incontrato esponenti dell’opposizione e solo una quindicina di giorni fa il presidente francese François Hollande aveva scritto a Compaoré proponendogli di uscire di scena accettando una comoda e ben retribuita poltrona in qualche istituzione internazionale. Compaoré ha risposto di essere ancora troppo giovane per incarichi del genere e in un’intervista a  Jeune Afrique, aveva minacciato: «Non assisterò allo sprofondamento del mio Paese mentre mi riposo in giro per il mondo». Ma il pensionamento sembra aver bussato alla sua porta con il fuoco e i bastoni della rivoluzione e lo sferragliare dei blindati del golpe soft dei militari  e il Forum des citoyens et citoyennes pour l’alternance e il Front de résistance citoyenne, che raggruppa 26 organizzazioni della società civile, danno al presidente l’ennesimo sfratto: «Blaise Compaoré non ha più alcuna legittimità».
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