domenica 26 ottobre 2014

IUS SOLI UNA BATTAGLIA DI CIVILTA'

Chi studia in Italia è italiano

Pubblicato: Aggiornato: 
BAMBINI SCUOLA
La proposta sullo 'Ius soli' avanzata dal premier Renzi va nella direzione dell'esercizio di quel diritto universale,di cui ciascuno deve poter fruire, che si chiama 'diritto di cittadinanza'. Trasformare lo 'Ius sanguinis' in 'Ius soli', seppur temperato dall'aver portato a termine un ciclo scolastico nel nostro Paese, è un atto di realismo, prima ancora che di civiltà. Ed è un atto politico, visto che l'iniziativa del governo è stata comunicata in contemporanea con la prima piazza della nuova Lega di Salvini, che riunisce nella sua leadership le ideologie dell'estrema destra e quelle di un populismo ultranazionalista sempre caro al Carroccio. È arrivata negli stessi giorni in cui Salvini arringava a Milano "chiudiamo le frontiere agli immigrati, sospendiamo Schengen" la proposta del governo di integrare i loro figli in un modo del tutto liberale: la cittadinanza non può e non deve dipendere dal sangue, non può continuare ad essere un dono che si riceve alla nascita, ma va commisurata all'appartenenza ad una comunità, alla sua cultura, alla sua lingua. Parliamo di una cittadinanza culturale, legata al libero arbitrio delle persone, non più e non solo di un diritto che si acquisisce unicamente per appartenenza genealogica.
Ecco perché: chi nasce e studia in Italia deve essere italiano. Lo dobbiamo a quelle migliaia di ragazzi figli di stranieri fuggiti da persecuzioni o dalla povertà che oggi parlano il dialetto romanesco o milanese: sono un milione di under 18, tantissimi minori che aspettano di avere un futuro degno di questo nome in un Paese che è tra i più vecchi nel già vecchio continente. Lo dobbiamo alle nostre classi, nelle nostre scuole, dove non possono continuare a sedere al banco insieme due bambini che non godono di eguali diritti di fronte alla legge. Sono firmataria di una proposta di legge sullo 'Ius soli' che va nella direzione presa dal governo, perché è bene chiarire che noi siamo il partito delle opportunità, una delle più belle definizioni mai date del Pd.
Nel mio testo sono previsti esattamente 5 anni per poter formulare l'istanza di cittadinanza, perché è chiaro che la via maestra è quella: l'integrazione passa per l'educazione, l'istruzione è il più importante veicolo di aggregazione che abbiamo. È bene sfruttarlo anche per respingere i rigurgiti razzisti che le destre europee stanno fomentando con sempre maggior vigore. Ho letto su alcuni giornali che il premier starebbe portando avanti questa proposta di cittadinanza per ribadire "l'identità di sinistra" del Pd: vorrei ricordare che lo 'Ius soli' è un tema che i democratici tutti, da Bersani a Letta a Renzi, per non parlare del ministro Kyenge, fino alla sottoscritta, portano avanti da sempre.
Perché non si tratta di essere di destra o di sinistra, ma solo di mettere regole giuste per affrontare il grande tema dell'immigrazione, possibilmente al di fuori delle ideologie. Non possiamo più voltare la faccia dall'altra parte, la storia non ce lo consente.
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1 di 11 
 
ansa

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