venerdì 31 ottobre 2014

UNA REGIONE CONTRO IL CONSUMO DEL SUOLO

Toscana pioniera di Italia contro il consumo di suolo

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Sorvolando i cieli dell'Europa del Nord si coglie a colpo d'occhio quanto l'ordine e la razionalità geometrica dominano la planimetria. Diversamente e più che in Italia. Sarà per una diversa geografia, per la presenza di legislazioni nazionali più forti della nostra. Per una più equilibrata composizione degli interessi privati col bene comune. Ugualmente non può non stupire il divario tra noi e gli altri nella rigenerazione urbana delle città, che ci conferma quanto siamo in ritardo e quanto più suolo degli altri consumiamo, permettendo passivamente che lo 'sprawl' divori il territorio delle città e ne trasformi le relazioni sociali generando brutte periferie dormitorio. Il primo e più grave ritardo è di natura legislativa.
Ma in Toscana con la riforma della legge 1/2005 cambiamo decisamente direzione e blocchiamo del tutto il consumo di suolo. È la prima legge italiana di questo tipo e con essa ridiamo ruolo e dignità agli enti locali, prospettiva e speranza ai cittadini. In un paese che ha scelto prima la via facile di una "santa alleanza" tra finanza e mattone, poi la scorciatoia irresponsabile dei condoni. È accaduto anche in Toscana con lesioni e ferite al territorio e all'ecosistema.
L'urgenza di questo intervento non può infatti non fare i conti col continuo di episodi di dissesto ambientale, che richiamano le istituzioni alla massima responsabilità delle proprie scelte. In Toscana, per questa ragione, d'ora in avanti, non sarà più consentito il consumo di suolo. La legge tuttavia non introduce solo limiti e divieti, agisce anzi in due direzioni convergenti di sviluppo, sia fuori che dentro il perimetro urbano. Nell'urbanizzato la legge sostiene e incentiva la rigenerazione. Regolando la riallocazione funzionale e redistribuendo servizi, connessioni, reti di trasporto e spazi pubblici (asili, biblioteche, aree verdi) per rivitalizzare i quartieri dormitorio e ridurre l'effetto di periferia in dissolvenza che cinge i centri storici. Fuori dal perimetro urbano invece non consente più d'erigere edifici residenziali e concentra ogni sforzo per evitare la moltiplicazione delle "funzioni produttive".
Lo strumento dedicato a questo scopo è la conferenza di area vasta, in cui lo sforzo di copianificazione collegiale sarà un "brain trust" (a più teste) tra Regione, Provincie, Città metropolitane e Comuni, al fine di eliminare frammentazioni e visioni soggettive e localistiche dello sviluppo territoriale. Un esempio? Sulla costa rinunceremo all'idea che ogni marina possa agognare un porto turistico, migrando verso una più sensata condivisione strutturale e intercomunale delle infrastrutture e dei trasporti. L'ultimo punto della riforma riguarda infine il territorio rurale e agricolo. Grazie a questa legge noi sosterremo e rilanceremo le imprese del settore. Procedendo a una semplificazione massiccia di tutte le autorizzazioni per attività agricole imprenditoriali e amatoriali, delle varianti d'uso degli edifici rurali, delle trasformazioni di residenze agricole e di annessi, dei Pma (piani di miglioramento agricolo aziendale) e delle variazioni colturali.
Azzereremo così l'arbitrio e la pluralità interpretativa di regolamenti e licenze che varia da Comune a Comune. Sarà così più facile trasformare gli insediamenti produttivi delle zone rurali, nel solo rispetto delle invarianti e delle dominanti paesaggistiche. Questa attenzione all'economia agricola e rurale è una scelta ragionata e non suggestiva. Deriva non a caso dalla presa d'atto che nel corso della crisi e della recessione, simultaneamente alla depressione del settore edile e del cemento, si è verificata una ripresa dell'agricoltura. L'Irpet ha stimato circa 10.500 nuove unità lavorative dal 2008, dato incoraggiato dai numeri delle immatricolazioni alle facoltà d'agraria toscane, le uniche stabili nel crollo generale delle iscrizioni all'Università. Vorrei dire in sintesi che questa legge prova a porre rimedio alle 'rovine' del passato e, senza troppe pretese, risponde a un'esigenza alta di "politica del tempo futuro". Un grazie sincero alla Giunta e al Consiglio Regionale che hanno scritto assieme una bella pagina di amministrazione e politica per il bene dell'Italia.

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