venerdì 24 ottobre 2014

REGGIO CALABRIA NON E' UNA CITTA' PER DONNE

Reggio Calabria non è una città per donne

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ASILO
In tema di servizi all'infanzia, Reggio Calabria è all'anno zero. Dall'autunno 2013, come ActionAid ha denunciato in diverse occasioni, più di 4000 bambini sotto i 3 anni non possono andare all'asilo pubblico. Perché questo servizio semplicemente non esiste più. Le strutture pubbliche di Archi e di Gebbione, così come l'asilo aziendale del Cedir, l'ultimo ad essere chiuso nel settembre 2013, sono stati dichiarati non agibili.

Nel weekend a Reggio ci sono le elezioni amministrative: 9 candidati e 32 liste dopo anni di commissariamento per sospette infiltrazioni mafiose. Poi a fine 23 novembre, i reggini dovranno riandare alle urne per le regionali. Una spada di Damocle sulle casse della Regione che non ha al momento la copertura finanziaria per stampare schede elettorali, materiale di cancelleria e altro. Aggiungo che risparmiando sulle risorse di una doppia elezione così ravvicinata, magari si sarebbe potuto investire quelle risorse proprio sulla riapertura degli asili. 

In base alle direttive europee, che stabiliscono per tutti i Paesi membri l'obiettivo del 33% di copertura del servizio dei nidi per i bambini da 0 a 3 anni, la città di Reggio è giudicata "non classificabile", in un Sud Italia che è comunque fanalino di coda della classifica. È per questo che qualsiasi amministratore futuro della città, che voglia davvero "metterci la faccia" dovrà impegnarsi concretamente e pubblicamente per la riapertura degli asili nido. Partendo proprio da una visita sul campo all'asilo di Archi, come hanno chiesto ActionAid e i genitori di Reggio, a tutti i candidati con un appello pubblico. 

I dati raccolti dall'istituto di statistica Demoskopika non fanno che confermare la difficile situazione calabrese sull'occupazione femminile: dal 2011 al 2013 le donne lavoratrici sono passate da poco più di 214 mila a meno di 195 mila, ossia sono calate del 2,5%, lasciando per strada circa 20 mila posti di lavoro. Secondo la stessa fonte, risulta in crescita il fenomeno delle cosiddette "Neet", ovvero giovani calabresi tra i 15 ed i 29 anni che non svolgono alcuna attività lavorativa e non studiano: tale fenomeno riguarderebbe circa 65 mila persone, pari ad oltre il 33% della popolazione femminile calabrese rientrante in questa fascia di età. A Reggio, oltre 6000 persone hanno firmato la campagna #chiediamoasilo perché privati di un servizio essenziale per l'educazione dei bambini e per la conciliazione dei tempi di vita. 

Queste elezioni sono un momento per ribadire al Governo Renzi di mettere nero su bianco le promesse fatte in campagna elettorale sulla presenza maggiore di asili nido sul territorio nazionale. Reggio Calabria, infatti, è solo uno tra i tanti esempi di come istituzioni locali e nazionali non riescono a garantire servizi adeguati all'infanzia nel nostro paese. A fronte dell'annuncio del bonus di 80 euro per le "neomamme" infatti, sono diversi i fronti che si domandano come mai il Governo sia adoperi per sostenere la maternità, o meglio la genitorialità, con una "tantum" e non in modo universale, con politiche a lungo termine. È evidente che gli 80 euro possono far comodo nelle tasche degli italiani e delle italiane, e quindi la proposta deve essere valutata nel dettaglio, ma non può essere sostitutiva a provvedimenti a sostegno della genitorialità, e quindi più asili e più servizi di conciliazione lavoro-vita privata. Temi che sono stati affrontati anche a Montecitorio lo scorso martedì, nell'ambito della conferenza stampa promossa da Celeste Costantino, Deputata di Sinistra Ecologia e Libertà, in collaborazione con ActionAid.

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