sabato 25 ottobre 2014

FORSE UNA DIVERSA ECONOMIA E' POSSIBILE

Un altro modo di gestire il denaro

by Citta invisibile
nan
di Roberto Li Calzi*
Mettiamo a confronto le due storie che seguono, una di fantasia, ma che si ripete chissà quante volte ogni giorno, l’altra verissima, che è accaduta nelle scorse settimane ed è ancora in corso in questi giorni, con un inizio quasi identico e un finale….
Prima storiella: il calzaturificio artigiano AAP (Ali Ai Piedi), una storia trentennale, rispettabilità nel proprio circondario, un discreto fatturato, niente debiti, venti dipendenti, tutto in regola, commesse certe e affidabili per diverse centinaia di miglia di euro, si ritrova con una momentanea crisi di liquidità. Si rivolge alle banche: respinti! Inizia un calvario di lunghe anticamere, richieste di garanzie in beni immobili, umiliazioni, fino ad arrivare agli usurai, che definitivamente affossano l’azienda.
Seconda storia: un’azienda solida e credibile, il Consorzio siciliano Legallinefelici, niente debiti, diciassette dipendenti, tutto in regola, una storia decennale durante la quale s’è costruita una fitta rete di credibilità e fiducia, che costituisce il suo capitale delle relazioni nel mondo dell’economia solidale italiano ed europeo, si trova con una momentanea crisi di liquidità.
Non si rivolge alle banche, nemmeno a quelle amiche ed etiche, ma direttamente ai suoi “client/amici”, chiedendo loro (il 2 settembre, attenzione alle date) un acconto sulle successive forniture, che avverranno principalmente a partire da metà novembre (10 settimane di credito, per un importo complessivo richiesto di alcune decine di migliaia di euro). La risposta è pronta, tanto che il 18 settembre la cifra necessaria è virtualmente raggiunta, grazie alle promesse, ed il 23 settembre (a 3 settimane dalla richiesta iniziale!) è praticamente e concretamente superata. Un torrente in piena di 500 euro, 150, 2mila, 540, 3mila, ma anche 8mila e più, condito dalle trecento e passa mail (…d’ amore?).
Un torrente che non s’arresta, anche se abbiamo comunicato che abbiamo raggiunto l’obiettivo, perché ogni Gas, ogni gruppo vuole mettere la sua firma in calce a questa bellissima pagina dell’economia solidale europea. Non certo per protagonismo, ma per dimostrare che “insieme si può davvero!” e a costo zero per tutti.
A noi rimane la brillante e rapidissima soluzione del problema, ma anche molto di più: il sentirci cinti da un poderoso abbraccio di calore, stima, fiducia e voglia di costruire futuro ed alternativa insieme.
A tutti i gruppi che hanno partecipato resta, credo, la soddisfazione d’aver contribuito ad una soluzione “alternativa” ad un problema, momentaneo, ma potenzialmente pesante e pericoloso, di un’azienda con la quale, ormai da più di dieci anni, si costruiscono assieme percorsi che vanno ben aldilà della semplice soddisfazione del bisogno di arance buone e sane, azienda che fa del lavoro sul territorio il perno della sua azione, che non si sta a guardare l’ombelico.
E al mondo dell’economia solidale? Quali lezioni trarre? Quale enorme potenzialità evidenziata da questa storia? Quali le condizioni perché possa essere replicata non solo per aiutare in un momento di difficoltà, ma piuttosto per produrre nuova impresa e nuovo lavoro?
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* consorzio Le Galline felici (una versione più completa dell'articolo è su legallinefelici.it)

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